Prima orizzontale: <Uno che non ha certo problemi di soldi> Sette lettere… sorrido.


Anche le parole crociate parlano di soldi, benedetti soldi. Maledetti soldi. Ho la salute. Passo alla prima verticale: < La si spazza solo d’inverno>. Quattro lettere… e qui vado a nozze! E’ una delle mie passioni più grandi: la neve!! Sono distesa sul lettino, il mio lago di fronte, finalmente si è alzato il vento. E’ poco puntuale oggi, sono già le tre. Di solito arriva ad asciugarmi il caldo sulla pelle verso mezzogiorno. Davanti, l’incrocio di due montagne delimita lo spazio tra questo luogo che mi incanta e la pianura. Sarà caldissimo dove la terra è piatta, coltivata senza acqua da mesi, la frutta e la verdura oggi costano più dell’oro. L’acqua inizia a giocare con il vento. Chi è del posto sa. La mattina il lago è calmo, pieno di sonno. Non un refolo, resta adagiato colorato di blu intenso, solo qualche barca bianca a completare il quadro. Il tempo del vento si annuncia piano, iniziando a dipingere d’argento la superficie dell’acqua, laggiù, dove la terra delimita il bacino. L’argento avanza ed invade con la sua luce fino alla spiaggia. E’ refrigerio, chiudo l’ombrellone, non regge la forza della natura. Distratta, sento un urlo di felicità provenire da chissà dove: “papiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!”
La voce infantile non ha volto, ha la potenza della gioia. Giro la testa e vedo un signore che arriva da sinistra, cammina lento, uno zaino sulle spalle nude. Non accelera il passo, alza la testa, si guarda intorno. Gli entra un sasso nella ciabatta. Si ferma, riprende. Il viso scavato ha già fatto ferie, o forse lavora all’aperto. I secondi sono preziosi per fermare un’emozione. Il campo visivo non permette panoramica. Vedo il suo sguardo illuminarsi, bei denti. Gli occhi parlano.
Le braccia si staccano piano dai fianchi. Entra, nelle caselle del cuore, un bimbo. Avrà otto anni. Abbronzato, ha gambe sottili, lunghe, piene di vita. Porta un costumino azzurro cielo, in crescita. Le mamme comprano sempre i vestiti in crescita. Non la ho mai capita. L’anno successivo non vanno più bene. Corre più veloce che può, lo chiama, lo urla, lo stava aspettando. Vola una ciabatta, si ferma, ci ripensa. La lascia lì. Le sue piccole braccia si allargano, si alzano, parlano da sole. Uno scatto di gambe e la sicurezza del padre lo abbraccia. Fermi, in silenzio, dondolano un po’. I corpi si ricordano stretti, la testa del piccolo affonda nella spalla che lo protegge. Un bacio gigante, come solo i bimbi sanno dare, riempie la guancia dell’uomo. Scende lentamente, si prendono per mano. “Facciamo il bagno tra un po’?”
La sua felicità sta crescendo insieme ai denti davanti. Per un bagno d’amore i soldi non servono.