Il padre porta un orologio nero, forse da sub.

 

Quadrante grande, come i suoi occhi.

Capelli lunghi, sale e pepe raccolti alla nuca.

Sta appoggiato al bancone del bar della spiaggia, una mano aperta gli sorregge la testa.

Montatura da vista leggera incornicia occhi chiari, posati.

Lo guarda, amorevole e attento.

Seduto al suo fianco, il figlio sorride.

Lo veste una t-shirt grigia con scritto TI AMO, sulla schiena il 21.

Sorride ad un bicchiere saldato alle labbra.

Non beve. Sorride e scuote la testa. Assapora il profumo del succo d’arancia.

L’uomo dell’orologio nero sospira, lo osserva.

Il tempo del bere non c’è.

Solo il tempo, che è il loro, scandisce la vita.

Il ragazzo sorseggia il pensiero di bere.

Non beve.

Il padre lo attende, con dolcezza addolcita dall’ombra di paglia.  

Le loro vite hanno il ritmo preciso di chi al respiro alterna il sorriso.

La natura ha voluto per lui un mondo speciale, un mondo di pace.

Intorno a loro si muove l’indifferenza di corpi in costume da bagno, di volti che natura ha voluto perfetti.

Occhi rotondi, che non sanno vedere, contrastano con occhi di mandorla dolce.

Li guardo, il ragazzo sorride al mio sguardo.

Le parole non servono a nulla.