Ø L’ignoranza è una bella cosa.

 

Dialogo tra due facce della stessa anima

 

Che assurdità.

Ø No e ti spiego perché la penso così. Ti capita mai di sentire che ti manca qualcosa?

Certo, ma non sempre la si può avere.

Ø Quindi vieni con me che due sono le strade: o lasci perdere, o cerchi come riempire quel vuoto.

– Sì.

Ø La chiamano ignoranza, volgarmente indicata come una crepa culturale o sociale. Se invece la si percepisce per quello che sostanzialmente è – il non sapere – la luce cambia. Ciò che appare solo come un’ombra, diventa la consapevolezza che quell’ombra esiste perché c’è un sole che illumina qualcosa.

– E quindi?

Ø E quindi la curiosità di sapere quale è l’oggetto o la forma colpita dal sole che forma l’ombra ti stimola a cercarla.

– Oggi sei complicata, anima mia.

Ø Forse hai ragione, complicare deriva dal latino – com “plicare”, piegare insieme, avvolgere. Mi fai sentire una carta piegata.
Ora cercherò di spiegarmi, vale per me, ma può valere per chiunque, declinato in un personale bisogno.
Ad esempio: dipingere. Non è un affare automatico.
E’ ricerca, è pausa, è paura, è furore.
La sensazione che nasce è che manca qualcosa. La matita non scorre. L’ignoranza è una bella cosa, se diventa ricerca, curiosità.
A forza di cercare, arriva il preciso momento in cui si comprende.
Come uno scrittore che non trova le parole, o un professionista che non riesce a disincagliare la propria “nave” da fondali non mappati.

Ci si illumina, c’è un’ombra, c’è il sole.
Si accende quella scintilla che fa andare avanti, che ricarica, che placa.
La conoscenza, dettata dall’ignoranza, prende forma.
L’immagine che vedi è la scultura “Busto di donna velata” di Antonio Corradini (VE 1688-NA 1752), l’autore della nota “Pudicizia” della Cappella Sansevero di Napoli. Il busto è custodito nel Museo del 700 veneziano, a Ca’ Rezzonico. Venezia.

– E cosa te ne fai di questa immagine?

Ø La studio, ne conosco l’autore, ne assaporo le pieghe.

Sarà lo stimolo per riprendere in mano una matita da far scivolare su tela.