Massimo Campigli e gli Etruschi
Palazzo Franchetti Venezia

Raccontare una mostra. Ci sono molti modi: far scorrere tante immagini, scrivere storie infinite con asterischi, note, bibliografie tra parentesi.
C’è il proprio modo, che è condividere alcune emozioni che prevalgono su altre, raccontando passaggi di colore, voce dell’artista narratore, donne e corpi fatti materia con geometrie precise.

Un personale “Massimo Campigli e gli Etruschi”, salendo l’imponente scalone in stile neogotico, costruito tra il 1881 e il 1884, opera dell’architetto Camillo Boito, al quale il Barone Raimondo Franchetti affidò il restyling dell’edificio.

Gli Etruschi, che tanto influirono sulla sua vita.
Museo Etrusco di Villa Giulia, Roma 1928. La visita condensò in queste parole: «[…] Nei miei quadri entrò una pagana felicità tanto nello spirito dei soggetti che nello spirito del lavoro che si fece più libero e lirico».

Da tali esempi del passato trasse forte ispirazione.

In mostra una cinquantina di reperti affiancano le circa 35 opere di Massimo Campigli.

 

Giuditta_ 1944_olio su tela_ 49×375
Forse la tela più emozionante, gli occhi di Giuditta sono gli unici occhi che non si perdono nel vuoto, volto dolcissimo, come le sfumature che creano stupore e meraviglia.

Affresco_ 1941_pittura a fresco su intonaco_ 52×44,4
La differenza di uno sguardo.

Fondamentale e primaria nel dipingere era la geometria delle sue figure.

Trittico_1961_olio su tela_cm.98×148

 

Zingari_ 1928_olio su tela_ 96,4×76
“Zingari” geometrica e “Zingari” quadro. Nella prima foto si evincono le linee guida che dividono in tre parti il quadro.
Nel quadro la prospettiva dei corpi è perfetta, volutamente non prospettico il cavallo conforse l’autore seduto sopra. Genitali da bambino, ma corpo da adulto. Centrale, anche se non fisicamente, il cerchio (luna o sole?) che si ritrova poi in molte altre opere. L’acquedotto etrusco non è completato.

Massimo Campigli si racconta così, le parole sono filtrate dalla leggerezza della memoria che sfugge veloce.

Donne con l’ombrellino_1940_olio su tela_cm.100×40

La tazza di the_1937_olio su tela_ cm.92,7×73,5
“Nei miei quadri dipingo mani, ma non dipingo mai le gambe delle donne. Le chiudo con ombrellini o cappellini, ombrellini rovesciati. I tavoli, gli appoggi diventano parte integrante delle mie figure. Ciò che mi colpisce in una donna sono gli occhi. Mi piacerebbe riuscire con un’unica linea continua a tratteggiare un occhio, poi il naso, poi la bocca, per poi risalire e orizzontamente creare l’altro occhio. Quando però creo una espressione particolare, mi fermo e resta indiscutibilmente quella.”

Si esce, a rimirare gli intrecci in ferro battuto che accompagnano la corte con il pozzo, più in là, un affaccio veneziano al sole di una giornata da ricordare.

Noi e l’Arte, nel mondo.
Paola

Fino al 30 settembre 2021
S. Marco, 2842 – 30124 Venezia VE
Orario: dalle ore 10:30 alle ore 16:00
Info: ACP – PALAZZO FRANCHETTI – San Marco 2842 – 30124 Venezia Telefono: +39 041 2689389