Frutta mista, Fragole, Macedonia, Ribes, Uva, Orecchini di frutta, La Pazienza

Questa storia ve la devo proprio raccontare. A me gli occhi!

 

Orecchini di frutta

Giovinezza, si cresce.

Tutti credo ricordiamo gli amici e le amiche della giovinezza.

Avevo come compagne di gioco due ragazzine che poi si trasferirono in Toscana.

Più viste.

Passare il tempo con loro era come trasferirmi in un’altra Regione. Toscana di Pontedera,

un dialetto con l’uso perfetto dei tempi dei verbi, con alcune consonanti aspirate, una cosa strana, insomma.  

 

Che dialetto era? Erano buffe, simpatiche.

 

La loro mamma era bellissima, faceva le torte di frutta buonissime, cucinava benissimo, era tutta “issima”.

 

Fumava, molto. Ma non aveva la pelle brutta.

A volte gli adulti dovrebbero mettersi d’accordo sugli insegnamenti da dare.

La mia mamma diceva che fumare faceva venire la pelle brutta, oltre al resto.

 

Ci lasciava piena libertà di gironzolare per casa e soprattutto potevamo indossare i suoi gioielli.

Ne aveva tantissimi pure di quelli, non d’oro o d’argento. Si chiamavano bijou, io dicevo bigiù.

Collane, bracciali enormi, anelli con pietre di tutti i colori, grandi, piccoli, ovali, allungati.

 

Mi spiegava che le piacevano molto, che le facevano allegria, in estate si sbizzarriva.

Un paio di orecchini mi rimasero impressi.

Avevano una pietra verde smeraldo e da lì cadevano tante catenelle, ciascuna con un frutto in resina.

Bananine, fragole, ribes, limoni, anguria, albicocche.

Li indossavo contenta che non dovevo mangiarli, facevano un tintinnio strano, girando la testa.

 

Orecchini che suonavano. Un incanto.

 

Così “Orecchini di frutta“apre una parentesi dantesca, potrei chiamarla oggi, da adulta.

Un paradiso di belle esperienze, vissute con una semplicità che non si dimentica.

E la storia continua…