Scricchiola il ghiaino sotto i piedi, stropiccia il silenzio profumato di larici. Il sole gioca con un vetro, non si legge la storia incisa a vita.

Capire nulla di calcio non è un problema. E’ un gioco, è il pensiero che fa cambiare le regole.

Quando l’immaginazione è più veloce del passo, si inciampa. Cade lo sguardo ed è scatto. Due pansè, al di qua e al di là del cuore. Il cuore che batte, il cuore che tace.

I giocatori sono esperti, c’è spazio anche per i più giovani. La partita si disputa alla pari, nessun privilegio, nemmeno l’esperienza, o la saggezza, o l’energia di gambe che stanno crescendo.

I posti numerati sono in apparente disordine. Bisogna guardarli nel modo giusto, senza dare loro la schiena. Così si vede, così si capisce. Scegliere i giocatori non è facile, alcuni non hanno volto, alcuni non hanno età. Non ci sono limiti di numero, giocano tutti, a turno.

Il campo è infinito, come un cielo azzurro. L’arbitro siede in cima ad una scala, come nelle partite di tennis. Puó innaffiare i fiori più alti. Poco importa chi vince. Non vince nessuno, solo il tempo.

La squadra è formata: Giuseppe 1948-1998, Paolo 2003-2006, Chiara 1970-2015, Salvatore, non si sa…

Molti altri giocheranno. Palla al centro dell’universo, la terra. Il sole scalda gli animi, nemmeno un po’ di vento.

La partita inizia, intorno è un pubblico non pagante. Il prezzo lo fa il tempo. Sempre lui.

Scendono in campo campioni non in vendita, principianti in stage di pochi mesi, ricchi che non possono investire, pulcini che non possono crescere. Eppure la partita ha un senso.

Risuona un applauso per non essere stati ancora scelti. I piedi sentono il ghiaino. Il grande enigma si risolve.

L’anima esce dal cancello, non si volta. Sa che ogni giorno sulla terra è un incontro da poco, fatto di regole assurde, rincorse affannate, rigori truccati.

 L’aria si muove, l’auto si avvia. La Pace riprende a giocare.

La vita.